sabato 3 novembre 2007

Colti in castagna

Una fredda mattina di metà autunno in un lontano e sconosciuto paese, una tenue luce si accese ad illuminare la camera da letto di un appartamento al secondo piano.
“Maura, sono le cinque e un quarto. Alzati, altrimenti perdiamo il treno. Vado a preparare il caffellatte.”
Consueta scena di inizio giornata in quella casa. Il marito, appena destatosi, invita l’assonnata moglie a saltare giù dal letto per lavarsi, vestirsi e fare colazione. Il tempo a disposizione è così scarso da consentire solo l’esecuzione automatica dei gesti abituali che fanno passare dal giacere su un letto come privi di vita al trovarsi seduti in una carrozza di un treno diretto al luogo di lavoro.
Quel giorno però il treno non portava al lavoro bensì in vacanza.

Dopo qualche ora di viaggio i nostri eroi si ritrovarono in un ridente paesino dell’Appennino abruzzese immerso nella natura selvaggia. Lo scroscio dei torrenti che dalle ripide pareti delle montagne scendono a valle ed il fruscio delle foglie ingiallite dalla stagione fredda sembravano sussurrare ai nostri viaggiatori che si avvicinava il dì di festa.

Proprio così: in quei giorni si svolgeva sull’ “Altum Sanctae Mariae” la celeberrima sagra della castagna, un appuntamento atteso vivamente tanto dagli abitanti del borgo quanto dai golosi del prelibato frutto. Questi ultimi attendono impazientemente la fine di ottobre per gustare la castagna in tutte le sue variazioni: nell’impasto di dolci, come caldarrosta o lessata. Non solo: per i buongustai la crema di castagna dà al tiramisù un tocco sublime ed inconfondibile, per gli amici di Bacco il liquore alla castagna rappresenta il coronamento di un pasto da ricordare.

Insomma Maura ed Andrea capitarono proprio a fagiolo in quel luogo di tentazioni culinarie e di beoni. Dopo aver vissuto i preparativi e le prove del sabato del villaggio, tra un pruspino ed un morolo (liquori portentosi) e trascorso una nottata di meditazione in trepidante attesa del dì di festa, i due turisti si risvegliarono all’alba per vivere il sospirato evento. Insieme a parenti ed amici oltrepassarono il portone in legno del villaggio della castagna e si incamminarono per le stradine del centro storico, per mettere a fuoco e memorizzare i punti di maggiore interesse.
Il pranzo fu a dir poco luculliano: bruschette al tartufo e prosciutto, broccoletti (nome locale delle cime di rapa) e salsiccia, minestra di quagliategli (pasta a striscioline corte) e fagioli, polenta, arrosticini alla brace, caldarroste ed un paio di bicchieri di amaro salesiano.
La smodata abbuffata ed un sopraggiunto senso del rimorso, accompagnato da sonnolenza e pesantezza di stomaco, fecero decidere ai nostri due viaggiatori di percorrere a piedi in pellegrinaggio la strada verso il Gran Sasso. Arroccato sulla montagna scoprirono un paese di pietra avvolto nelle nebbie e rimasto immutato nel corso dei secoli, protetto dalla sua torre medioevale. Decisero di chiamarlo S.Stefano di Sessanio.

1 commento:

alby69 ha detto...

Ciao cugi...
sono contento di risentirti
Devo dire che anch'io ho latitato...
a adesso mi rimetto in carreggiata.
Entusiasmante come al solito questo post da "domenica nel villaggio" nelle vesti di cuoco...
In effetti l'aspetto culinario (senza offesa) lo avevamo trascurato un po'...
A presto...

P.S.
Se ti va dimmi un po' delle vicissitudine lavorative, magari per e-mail
Salutoni a Maura...