martedì 31 luglio 2007

Rotta per il sud


Nonostante in Germania la temperatura sia salita finora poche volte nel corso dell’estate sopra i 20°-25°, si respira ormai aria di vacanze anche qui.
Al mattino, mentre mi reco al lavoro, non incrocio più bambini che a gruppi attraversano la strada, inseguendosi e tirandosi per lo zaino. I cancelli delle scuole restano serrati ed il traffico stradale si è diradato.
Nel nostro stabilimento di produzione poi anche le macchine riposano.
Questa e la prossima sono le uniche due settimane dell’anno in cui gli impianti si fermano per manutenzione e modifiche. Chi è abituato a veder funzionare le macchine a regime a qualunque ora del giorno e della notte non può non meravigliarsi dello spettacolo offerto da una fabbrica priva del soffio vitale che abitualmente la anima.
Gli enormi corridoi tra le file di presse giganti sono deserti ed inusitatamente silenziosi. Nessuna traccia di operatori che caricano le macchine o trasportano materiale su carrelli o controllano l’andamento dei parametri di processo sui terminali. Quelle figure, movendosi avanti e indietro nei grossi capannoni e scomparendo dietro portoni alti 5 metri per ricomparire da un’altra parte, fanno pensare ad industriose formiche, la cui operosità resta anche per me talvolta imperscrutabile.

Insomma è arrivato il momento del riposo e che cosa c’è di meglio di una bella vacanza in una località attraente in cui ci siano almeno 30° all’ombra e dove nulla faccia pensare ad uffici e fabbriche vuote?
Ieri sera Maura ed io abbiamo deciso di organizzare un viaggio per la settimana prossima.
Destinazione: Spagna.
Abbiamo aperto quello scrigno di informazioni, anche turistiche, che è internet ed abbiamo cercato voli economici verso la terra di Miguel de Cervantes.
Non essendo tipi da pacchetti “all inclusive”, ci siamo messi innanzitutto alla ricerca di voli abbordabili, non solo nel senso che avessero ancora posti liberi a bordo.
Abbiamo sfogliato le offerte online di Lufthansa, Airberlin, Tuifly e Germanwings, decidendoci alla fine per la compagnia di bandiera tedesca e per Barcellona come meta.

Il secondo passo è stato quello di confrontarci con le esperienze dei vacanzieri che hanno già sondato il campo catalano. Il nostro sito di riferimento è http://www.hotel-check.de/, valutato come il migliore dalla fondazione tedesca per i consumatori Stiftung Warentest.
Abbiamo visto un po’ di foto di alberghi, letto i commenti e le pagelle di turisti più o meno soddisfatti e scelto un moderno hotel situato nel centro della capitale catalana.

Le nostre menti sono state ulteriormente illuminate su ristoranti, monumenti e paesaggi, mostre ed eventi culturali da indefessi turisti.Questi ultimi, armati di foto- o videocamera oltreché di taccuino per gli appunti, sembrano aver trascorso l’intera vacanza a riprendere, descrivere e valutare nei minimi dettagli i luoghi visitati.

Dopo varie ore di raccolta di preziose informazioni, il programma per il viaggio ed il soggiorno a Barcellona era pronto!
Un po’ storditi ci siamo allontanati dalla moderna versione (a geometria piatta) della sfera di cristallo per tornare nel presente fatto di poche ore notturne prima della sveglia mattutina.

martedì 24 luglio 2007

Biblioteca privata


Fino a qualche anno fa nutrivo il sogno di crearmi una grande biblioteca, come se ne vedono nelle interviste televisive. Avete presenti quegli intellettuali che con nonchalance si fanno riprendere nel proprio studio circondati da migliaia di tomi?
La cosa stupefacente è che sembrano appartenere tutti alla stessa collana, avendo rilegatura pressoché identica. Varia solo lo spessore e l’altezza del volume.
Allora mi affascinava l’idea di poter scegliere ogni sera un libro diverso, accarezzarlo sul dorso, portarlo a letto e sfogliarne qualche pagina, prima di cadere addormentato nel sonno profondo.

I numerosi traslochi ed un mutato atteggiamento nei confronti della materia, e soprattutto della forza di gravità, mi hanno convinto a disfarmi dei libri già letti, regalandoli o rendendone possibile il riciclaggio. In pratica ho cominciato a buttarli nella cartaccia, atto che non avrei mai osato compiere sino ad anni recenti, per il quale Maura è capace di non parlarmi per un’intera giornata.

Beninteso, sono rimasto un amante del libro e, pur avendo abbandonato atteggiamenti feticisti, lo considero un compagno irrinunciabile del mio tempo libero. Nella borsa da ufficio ne ho sempre due, che leggo rispettivamente durante il viaggio in treno e nella pausa pranzo. Solitamente si tratta di un romanzo e di una guida per sviluppare capacità o acquisire conoscenze professionali che mi interessano.
Ad esempio in queste settimane mi seguono al lavoro “Spätzle al dente“ e “Business Plan”.
Il primo è l’autobiografia di un siciliano che a 10 anni si trasferisce in Germania e, dopo una lunga fase di difficile integrazione nella società sveva, decide di rimanervi, con grande stupore e rammarico dei genitori che ritornano a Messina. In quel paese freddo ed inospitale aveva in fondo trovato sia amici che la futura compagna ed aveva vissuto le proprie esperienze giovanili. La Sicilia meta dei suoi sogni non era più il luogo nel quale trascorreva le vacanze estive, bensì quello dei ricordi d’infanzia, sempre più lontani.
Il secondo libro è una guida compatta per redigere il business plan, nel quale si sviluppano ed organizzano gli aspetti più importanti della propria idea imprenditoriale. Il mio sogno nel cassetto è di lavorare in proprio e spero prima o poi di realizzarlo…

lunedì 23 luglio 2007

Cosa leggono i cugini

E' estate tempo di vacanze, devo resistere ancora 1 settimana, il tempo libero inizia a farsi consistente. Viene voglia di prendere qualche buon libro e abbandonarsi a dei paradisi virtuali, per effettuare una catarsi mentale che possa ridarci una serenità sempre a rischio. Ho pensato di far conoscere ai miei amici questo sito che rappresenta davvero un' idea interessante e coinvolgente; creare degli scaffali virtuali ove collezionare i nostri libri e poter discutere con altri appassionati di lettura. Nell'ottica della rete sociale o Web 2.0 di cui tanto si parla e che mi attira moltissimo, ho creato il gruppo 2cugini nel sito anobii.com ed ho inviato degli inviti per iscrivervi...
Per i più attenti...scherzo ovviamente, avrete notato sulla sinistra un piccolo scaffale con qualche libro che ho letto o sto leggendo per invogliarvi a partecipare. E' chiaro che man mano inseriremo i libri di tutti noi.
Possiamo dialogare sia qui, nel nostro blog, che sul sito aprendo delle discussioni apposite...

Io vorrei dire due parole sul libro La Casta di Rizzo/Stella...
E' un testo molto pubblicizzato, ormai ha superato le 600.000 copie vendute e comunque avendo letto anche un altro testo di Stella "L'Orda: quando gli albanesi eravamo noi", ho sentito il dovere morale di leggerlo.
Il libraio porgendomelo mi ha detto con complicità:
"...hai deciso di non dormire?..."

Effettivamente è un libro sconvolgente che ti fa sentire piccolo piccolo, come un topolino chiuso in una scatola di plastica trasparente che cerca di arrampicarsi sulle pareti per trovare una via d'uscita, ma ricade pesantemente sul pavimento ansimando...
Attorno alla scatola ci sono tutti i politici italiani che guardandoti si sganasciano dalle risate mentre incuranti banchettano con cibo, brandelli di cittadini, frasche e piccoli alberi....
Come dei famelici orchi, divorano ogni cosa vivente e sono incuranti del giudizio altrui...
Rimango veramente incredulo su come faccia l'Italia ad andare avanti in questa maniera...

E' inutile descrivere gli innumerevoli privilegi e sprechi descritti nel libro, la sostanza è quella di una casta che diventa sempre più ingorda e che oltretutto pretende di insegnarci ad essere parchi perchè i tempi sono difficili. Il disappunto, la ribellione porterebbe ad una rivoluzione in ogni paese civile, ma non nel nostro che sembra preferire l'indifferenza alla voglia di cambiare.

Certo in internet ci sono molti esempi di paladini coraggiosi come l'impareggiabile Grillo parlante che ormai è il sito più visitato in italia; tuttavia penso che dovremo iniziare davvero a scuotere le nostre coscienze e leggendo, confrontandoci iniziare a pensare ad un mondo nuovo, che possa rimettere gli interessi della collettività in cima alle priorità della società.

Sembra impossibile, ma le imprese semplici non mi sono mai piaciute!!!
Ditemi cosa ne pensate...

A presto...

martedì 17 luglio 2007

Felicità



Eccola qui la mia gioia più grande: Alessandro.

Eh si, non c'è niente che mi renda più soddisfatta della mia vita di questi occhi vispi e di questo sorriso "a tutte gengive"...

Quando al lavoro mi chiedono sempre di più e ci sono 3000 problemi da risolvere, quando avrei voglia di aver sposato un orfano (il mio maritino mi ammazzerebbe per questa battuta), quando vorrei buttare tutto all'aria ed urlare a squarciagola, mi basta vedere Lui, il mio angelo, il regalo più grande che Dio mi abbia fatto e tutto diventa secondario, non importante. C'è Alessandro e di tutto il resto "chi se ne frega".

"Un figlio ti cambia la vita", è un'espressione che sentivo dire ma che non capivo fino infondo. Poi è arrivato Lui, nè io nè Andrea lo aspettavamo...ma alla prima ecografia guardavamo quello schermo con gli occhi lucidi ed una gioia improvvisa, mai provata, ci ha assaliti appena abbiamo visto un corpicino di 23 mm che era lì...proprio dentro di me...

Passavano i mesi e la pancia cresceva, la guardavo e pensavo a quella che sarebbe stata la mia vita. Poi, finalmente è venuto al mondo: piccolo, piccolo... indifeso...bellissimo...e quello che prima era futuro ad un tratto è diventato presente...e tutta la vita mia e di Andrea è cambiata...niente è più come prima.

Comunque nonostante le notti in bianco e le giornate massacranti quando mi sveglio e guardo mio marito, mio figlio e sento il mio cane che russa, penso: "sono proprio fortunata".

Che sia questa la felicità?

lunedì 16 luglio 2007

Una terra promessa (2/2)




Volevo prendermi qualche giorno di riflessione prima di concludere il mio articolo sulla felicità, ma il successo di pubblico riscontrato ed il commento del redattore capo del blog mi spingono a completare il mio discorso.
E’ sicuramente vero che in ogni società ci sono individui che, per ragioni caratteriali ed in particolare di “positività” d’animo, riescono a vivere comunque in serenità e con soddisfazione la propria esistenza. Questa dote è in gran parte innata e corrisponde agli occhiali dalle lenti rosa che molti di noi portano sin dalla nascita. In altri casi è l’esperienza propria o la frequentazione di persone ottimiste e di buon umore che fa sviluppare la capacità di affrontare con sicurezza e anche con fiducia le vicissitudini della vita.

Premesso ciò ritengo tuttavia che per la maggior parte degli uomini l’ambiente nel quale si conduce l’esistenza influenzi in maniera determinante la predisposizione nei confronti degli eventi che a volte “ci birillano come palle da biliardo”, direbbe F.Guccini.
Esiste una teoria accettata dalla maggior parte dei sociologi e degli psicologi e molto diffusa anche tra i non addetti al settore, secondo cui i bisogni dell’uomo sono organizzati gerarchicamente.

Il primo gradino di questa piramide che cerchiamo di scalare tutti rappresenta esigenze fisiche, come mangiare, dormire, evitare il dolore. E’ arduo credere che chi non abbia cibo per nutrire le membra o sia sottoposto a sofferenze fisiche possa trovare giovamento nella lettura di un bel libro o in lezioni di filosofia, fossero tenute pure da Socrate in persona.
Il processo di astrazione dai fatti contingenti, dagli “accidenti” della vita consiste proprio nel risalire questa piramide.

Il secondo gradino procedendo verso l’alto è occupato dai bisogni di sicurezza. Una volta che abbiamo la pancia piena (e la moglie ubriaca) cominciamo a cercare un lavoro. Non ci va di vivere ogni giorno di espedienti o delle generose elargizioni dei genitori. Il lavoro è per la maggior parte di noi dipendenti un male necessario, uno strumento sì di tortura ma essenziale per acquistare la libertà di pensare al futuro, di organizzare il prossimo weekend al mare.
Rimanendo sul secondo gradino della sicurezza, appena abbiamo firmato uno straccio di contratto co.co.co. o equivalente, cominciamo a pensare alla casa, l’oggetto dei desideri e dei disturbi notturni della maggior parte degli italiani. Mentre uno svedese sa che attorno a 30 anni avrà il primo appartamento (comprato con i propri risparmi), a 37-38 la prima casa con giardino (quella che in Italia con generosità definiamo villetta) e così via, l’italiano medio teme di non riuscire ad estinguere il mutuo prima di spegnersi personalmente. Per questo la scalata alla vetta della piramide si conclude su questo gradino per molti dei nostri connazionali. Certo la soddisfazione di trovare nella propria casetta rifugio e protezione dalle burrasche della vita è davvero impagabile. Possiamo finalmente decidere che quadro appendere alla parete senza che il padrone di casa debba dire la sua, insomma essere liberi di comandare a casa nostra.

I fortunati che non si lasciano schiacciare dal macigno della casa o deprimere dal lavoro, salgono al terzo gradino della piramide e lì incontrano tanta gente simpatica, con la quale chiacchierare. Prima di godere della compagnia degli amici, bisogna tuttavia farseli e quest’impresa non è poi così facile. Bisogna capire le dinamiche di gruppo, usare lo stesso slang, insomma mimetizzarsi per benino.
E’ vero che il gioco vale la candela. Come dice qualcuno, di solito una volta trovati degli amici non si ha più bisogno di nemici. In questo senso anche i colleghi di lavoro sono assimilabili spesso a degli amici.

Il quarto livello di ascesa verso la felicità riguarda sempre la vita di gruppo. Tuttavia è questa la fase della maturità della relazione di amicizia, quella in cui il mimetizzato è stato definitivamente accettato dagli altri perché simile a loro. A questo punto l’individualista, ex compagno di merende, si rimangia tutto. Non gli va più bene di essere trattato come gli altri, perché non è mica uno qualunque. O fa il capo o se ne va dal gruppo. Vuole che le sue capacità superiori vengano riconosciute, non gli va più di buttare via le serate con gente del genere, che non riesce a capire le sue sempre azzeccate battute o le sue valutazioni scientifiche sulle ultime partite di campionato.
Se l’individuo che ha raggiunto il 4° gradino ha anche un posto di lavoro, e sicuramente ce l’ha altrimenti sarebbe ancora sul 2° gradino a cercare qualche raccomandazione, è questo il momento in cui gli vengono strani grilli per la testa. Comincia a chiedere aumenti, ritiene di meritare più di ciò che riceve. Non è più disposto a lavorare per la gloria, come aveva fatto credere al momento dell’assunzione, ma solo per vile denaro (e tanto).
Questa fase è quella in cui il nostro protagonista, sempre più vicino alla vetta, si vuole differenziare dagli altri, comprandosi per esempio una Mazda 6, salvo pentirsene dopo pochi km e tante e violente imprecazioni. In accordo allo spirito dialettico di questo blog, ho inserito la foto della mia Punto in cima al post. Si tratta di un gioiellino che ha acquisito valore nel corso di questi nove lunghi anni di vita e che non mi ha mai lasciato per strada.

Infine (non ce la faccio più per la stanchezza!) siamo arrivati al quinto ed ultimo gradino della piramide. Non lasciatevi tratte in inganno, ogni gradino corrisponde ad anni ed anni di vita e lunghissime meditazioni, spesso di fronte alla televisione, che rappresenta pur sempre il principale sussidio nella estenuante ricerca del senso della vita.
A questo punto ci si trova nella seguente condizione. La nostra tavola è bandita lucullianamente, come non avremmo mai immaginato negli anni dell’università, caratterizzati da monotoni piatti unici tutti i giorni. La nostra casa sarebbe un paradiso in terra se non fosse per i vicini che ci sono capitati. I colleghi hanno smesso di farci mobbing tutti i giorni. Gli amici la sera apprezzano i racconti delle nostre avventure amorose, anche se a volte ne mettono in dubbio la veridicità.
Insomma è arrivato il momento di metterci a coltivare qualche hobby, almeno per far passare più velocemente le giornate quando non andiamo al lavoro. Io per esempio dovrei prendermi un mese intero di malattia per completare l’assemblaggio dei due robot che aspettano il loro padroncino e compagno di giochi. Oltretutto devo programmarli e comprare qualche utensile di cui dotarli, in modo che mi aiutino nei lavori domestici.
Come avrete capito è questa la fase di massima astrazione dalla realtà circostante e dalle esigenze di breve periodo: il mondo esterno non può più disturbare i fortunati che l’hanno raggiunta. Si fa solo quello che piace e non quello che viene richiesto dal capo, dalla moglie (spesso le due figure coincidono) o quello che la società conformista ritiene conveniente. Siamo veramente liberi, non mettiamo più a freno la nostra mente e la nostra personalità.
L’unico aspetto negativo di questa fase è che nella quasi totalità dei casi corrisponde alla demenza senile…

Ho divorziato...dalla mia Mazda 6

Sto per raccontarvi una triste storia, direi quasi un incubo che potrebbe capitare a chiunque: perchè proprio a me???

Agli inizi del 2006 ho battagliato con me stesso e con la mia famiglia per acquistare un'auto che veramente desideravo e ammiravo: Mazda 6. Ho letto su Internet tutte le recensioni possibili, ho coltivato l'idea di possederla, di avere una berlina di classe, con tutto di serie e affidabile con i suoi 5 anni di garanzia...
Ebbene, senza tediarvi oltre...tutto è naufragato dopo appena 48.000km.
Tutta colpa di un aggeggio che si chiama DPF è il filtro antiparticolato che ormai quasi tutte le auto diesel Euro 4 montano... Io onestamente non avevo idea di quante grane può dare questa specie di profilattico per auto; ok, descrivo brevemente come funziona, opps, come NON FUNZIONA questo aggeggio...!!!
Per ridurre le emissioni inquinanti di PM10 ossia particolato sottile della combustione del motore diesel, alcuni testoni hanno pensato bene di mettere un filtro + catalizzatore tra motore e marmitta. Risultato è che il filtro blocca i residui di cenere nei gas ottenuti dalla combustione di gasolio e olio del motore. Fin qui sembra una passeggiata, ma adesso viene il bello...
Il filtro, per evitare l'intasamente va pulito regolarmente con degli appositi cicli di rigenerazione che immettendo del gasolio nel filtro, portano la temperatura a circa 400 gradi e bruciandolo dovrebbero eliminare le particelle di cenere o perlomeno ridurle a particelle più sottili. Questi cicli di rigenerazione normalmente avvengono ogni 500-600km e si innescano da soli, segnalando al conducente con un a spia DPF appunto che il motore sta effettuando il ciclo di pulizia. Diciamo che te ne accorgi comunque perchè l'auto beve molto gasolio in più del normale e con il CDB, alias Computer Di Bordo, si legge un cosumo istantaneo anche di 10-12 lt/100km che significa guidare una Ferrari invece di una auto normale!!!
Alla Mazda hanno pensato bene di fare i cicli ogni 150-200km e ogni ciclo dura anche 50km di corsa sopra i 2000 giri/m; in pratica si porta la macchina a fare la pipì, quando gli scappa...
La temperatura nel filtro sale addirittura a 600 gradi e la quantità di gasolio immessa trafila da appositi fori del DPF per rientrare nel circolo e portare del gasolio miscelato con olio...
Questo fa aumentare il livello dell'olio motore in modo anomalo...E qui si scopre un'altra furbata Mazda. L'astina dell'olio infatti presenta non 2 tacche, ma 3: L=min, F=max e X=devi cambiare l'olio!!! Ebbene, il livello dell'olio aumentando spesso va verso la X e obbliga a cambiare l'olio anche 2, 3 volte prima del regolare tagliando...Ricordo inoltre che ques'auto vuole esclusivamente olio dexelia Mazda DPF che tollera meglio la diluizione di gasolio nell'olio, che non fa molto bene al motore... Sapete quanto costa 1 litro di questo olio taumaturgico? Diciamo che si trova a soli 18 € e tenendo conto che lo devi cambiare spesso...lascio a voi il commento...
Insomma, io sta spia del DPF fino ai 47.000km non l'avevo mai vista accesa, ma è bastato che mi ammalassi di tonsillite per qualche giorno, come leggete in un mio post, eccola che spunta fuori a mia moglie che vuole fare un giretto con la mia auto...Ebbene, il DPF sembra incredibile, ma funziona quasi bene se uno guida in strade extraurbane, ma appena ti metti a fare giretti in paese, gli viene l'orticaria e vuole farsi una rigeneratina...e via andare...
Ok, morale della favola è che il pezzo si è intasato...NON SI PUO' pulire in nessun modo, dice l'officina Mazda allargando le braccia...Non è un pezzo in garanzia, ergo lo devo cambiare...
Ora tenetevi forte: il pezzo costa... 2190€ + IVA ....OHHHHHHHHH.....bestemmie a gogò..!!!!
Ma come è possibile che altre case automobilistiche lo vendano a 700€ ivato e la Mazda mi obblighi a spendere quasi 3000€ per il solo pezzo, esclusa manodopera?

Ho trovato un misero conforto in un forum su internet, chiamato appunto ForumDPF
nato appunto per sviscerare questo problema e possibili soluzioni. Mi rendo conto che il problema è molto diffuso e coinvolge anche i possessori di Mazda3 e Mazda5 ultimo modello...
Il modello precedente non ha alcun problema, mentre il modello del 2006 è veramente una maledizione...
Per di più sul forum mi segnalano una vecchia puntata della trasmissione "Mi manda Rai3" del Settembre 2006 ove alcuni disgraziati sono stati invitati per parlare delle loro disavventure...

Il fondo l'ho toccato quando ho scoperto che la mia auto in 18mesi ha perso quasi 10.000€ del suo valore, indipendentemente dal problema DPF...
Ogni concessionario la guardava con commiserazione quando chiedevo una permuta...è stata una scena straziante...
Mazda Italia sta facendo una figura intollerabile, continua a perdere nelle vendite mensili in italia, ma non ammette neanche lontanamente che le sue macchine abbiano un grave difetto di fabbricazione... Ovviamente non acquisterò MAI PIU' auto Mazda e prometto di sconsigliare vivamente chi intendesse fare questo passo a dir poco azzardato...

Meditate gente, meditate...

domenica 15 luglio 2007

Una terra promessa (1/2)

Era un tardo pomeriggio di poche settimane fa ed ero appena rientrato in casa dopo la lunga giornata lavorativa. Posai la borsa da ufficio come di consuetudine accanto ad un basso tavolino in legno scuro del soggiorno, mi adagiai sul comodo divano per rilassarmi un po’ dando un’occhiata ai titoli di un interessante giornale, che appartiene alle mie letture usuali.
Uno degli articoli proposti sull’attuale numero riguardava la felicità. Il titolo metteva in dubbio la possibilità di diventare più felici facendo sempre più cose e diventando sempre più ricchi. L’interrogativo di fondo era: cosa rende gli uomini felici?

Mi sentii subito attratto dal contenuto dell’articolo e decisi di immergermi nella lettura approfondita, aguzzando la vista e la mente e raddrizzando i muscoli del busto. Ebbi l’impressione di essere un felino che pochi secondi dopo essersi disteso sul terreno vede in lontananza una preda e balza repentinamente sulle zampe, seguendo con gli occhi l’oggetto del suo desiderio pronto ad inseguirlo e a rinviare, senza dispiacere, il momento del riposo.

Mi pare utile riportare alcune considerazioni che fanno luce sul legame tra il nostro stato psico-emotivo di felicità e l’ambiente a noi circostante.
Un professore di sociologia dell’università Erasmus di Rotterdam ha creato probabilmente il più grande database mondiale della felicità basato su innumerevoli sondaggi e studi.

Come si vede nel grafico in alto noi italiani dovremmo impegnarci (anche in questo campo!) un po’ di più. Nell’Europa occidentale non risultiamo essere certo tra i più soddisfatti della propria vita. Anche popoli un po’ musoni risultano essere più felici di noi. Devo confessare che questo dato inizialmente mi è sembrato un po’ strano.
Possibile che la nostra capacità di far di necessità virtù, di trovare in ogni situazione, anche la peggiore, qualcosa di positivo non ci faccia vivere meglio di altre popolazioni, che non hanno certo il nostro spirito di adattamento?
Come può essere poi che la giovialità, il nostro stile di vita allegro, disinvolto e scanzonato, noto ed apprezzato in tutto il mondo non ci renda felici?
Pensandoci bene comunque, sotto l’apparente ironia ed autostima con le quali ci presentiamo al mondo e che danno di noi un’immagine sicura e vincente, da “made in Italy”, siamo forse un popolo di ipocondriaci, in costante apprensione per ogni piccolo problema che ci si presenta. A volte non siamo preparati ad affrontare situazioni difficili, ci rendiamo conto di non avere gli strumenti adatti al caso, pur senza ammetterlo. Sappiamo che la capacità d’improvvisare non è una panacea per tutti i mali. Neanche i santi poi sono sempre disposti ad intervenire al nostro fianco nonostante la devozione che dimostriamo loro. E poi i tempi in Italia, come sostiene più d’uno, stanno danno davvero peggiorando e mettendo alla prova molti connazionali, il cui sorriso sulle labbra diventa sempre più amaro.

Tornando all’articolo di partenza, la valutazione del livello di felicità non è un tema astruso, come si potrebbe pensare, basato su impressioni soggettive espresse dagli intervistati, che capziosamente simulano o dissimulano i propri sentimenti.
Neuroricercatori hanno dimostrato che la percezione di esperienze positive corrisponde all’attivazione di alcune aree dell’emisfero sinistro. L’intensità delle attività neurali misurate corrisponde abbastanza precisamente al livello di soddisfazione percepito e descritto dalle persone esaminate su una scala da 0 “del tutto insoddisfatto” a 10 “perfettamente soddisfatto”.
In altri termini siamo ben consapevoli dello stato di felicità nel quale ci troviamo e tendiamo a comunicarlo agli altri senza falsarlo. Dichiararsi felici pur non essendolo o viceversa rappresentano quindi un’eccezione.
I dati del World Database of Happiness si possono pertanto analizzare senza temere di ragionare sul sesso degli angeli.
Quali risultano essere i fattori che rendono felici? Perché per alcuni popoli la vita è più bella che per altri? Ve lo dirò in un prossimo articolo.
Per ora buon inizio di settimana a tutti.



P.S. Qui in Germania a metà luglio è finalmente arrivata l’estate. Le temperature nelle ore più calde della giornata si son portate da 17° a 36° nel giro di un paio di giorni!

lunedì 9 luglio 2007

W la nonna


“Lascia che sia fiorito / Signore, il suo sentiero / quando a te la sua anima / e al mondo la sua pelle / dovrà riconsegnare / quando verrà al tuo cielo / là dove in pieno giorno / risplendono le stelle…” Comincia così una commovente canzone di F. De Andrè, che mi è tornata in mente in occasione della morte della nonna.
La vita è preziosa e ci conviene utilizzare al meglio ogni minuto perché, come dice un proverbio cinese, il tempo che abbiamo è molto meno di quel che ci sembra.
Io cerco di orientarmi così. Rivolgendo il pensiero al passato mi sforzo di ricordare e ricostruire i momenti e gli eventi piacevoli, quelli che fanno nascere spontaneamente un sorriso sulle labbra che non si riesce a trattenere. Mi scorrono davanti agli occhi scene, a volte molto lontane nel tempo, che hanno nella maggior parte dei casi una caratteristica in comune: la presenza di altre persone, che hanno reso unica una serata in pizzeria, una scampagnata al mare, una vacanza in una località ancora sconosciuta.
Credo che la felicità si possa conseguire solo insieme agli altri, ritagliandoci nella routine quotidiana, fatta di lavoro, impegni urgenti e bisogni materiali, spazio e tempo da dedicare alle persone care, agli amici e non solo. Anche lo sconosciuto compagno di viaggio che siede nel nostro scompartimento sul treno può aprirci un nuovo spiraglio sulla realtà, può aiutarci a capire meglio gli altri e noi stessi.
Dietro la barriera di uno sguardo assente o accigliato, di modi noncuranti o sgarbati si cela forse amarezza, magari solitudine. Un sorriso, un saluto, una parola gentile possono non solo avvicinare le persone, ma anche alleviare i dispiaceri o i problemi più grossi.
Concludo con un affettuoso saluto alla nonna, che in realtà ho conosciuto poco, ma che sarà presente per sempre nella mia memoria con i suoi modi garbati e con il suo sorriso gentile sulle labbra.

Un pensiero alla nonna

Come questa simpatica vecchietta, anche mia nonna Antonietta Barone aveva 90 anni, ma la sua vita terrena si è conclusa venerdì 6 luglio. Sembra banale, ma è in queste situazioni che ci si ritrova tra parenti, anche lontani e ci si ferma a pensare alla caducità delle cose terrene e la speranza di un mondo migliore nell'aldilà.
Il parroco nella chiesa di S.Biagio durante l'omelia ha pronunciato delle belle parole che riassumo con la seguente frase: "ci ritroveremo tutti in un mondo nuovo con cielo e terra luminosi ove gli affanni e il tempo non ci preoccuperanno più e saremo finalmente coscienti della ragione della nostra presenza in questo universo". Pensare che tutto si esaurisca in questo piccolo pianeta mi sembra riduttivo e disperato allo stesso tempo, e l'uomo non è fatto per pensare in negativo, ma anela ad uno spirito che lo elevi oltre il visibile e porti pace nel suo cuore martoriato da tanta materialità..
Un abbraccio a tutti i cugini che non erano presenti alla cerimonia funebre, ma che hanno partecipato con la mente e il cuore per carezzare la nostra cara nonnina e sospingerla in alto ove gli anni sono solo granelli di sabbia di una immensa spiaggia, baciata dal mare dell'infinito...

Ti abbraccio nonnina,
ora sei finalmente libera...